Peter von Seestermühe

Peter von Seestermühe

20170109_093136Come dicevo, sono ospite su una barca a vela d’epoca, classe 1936, Peter von Seestermühe. Lo scafo in ferro, gli alberi in legno, il teak in coperta non descrivono abbastanza bene questa imbarcazione magnifica.

Quindi mi dilungherò in un po’ di feticismo nautico. Per gli appassionati del genere. Cambiate canale se non vi interessa un riassunto degli ultimi 25 anni di Peter.

La barca è stata comprata nel 1991 dall’attuale proprietario ed è stata in seguito completamente riadattata: Aggiunto il motore e il serbatoio di gasolio, come il teak in coperta; le sistemazioni interne sono state completamente riviste e riadattate per ospitare fino ad 11 persone. Tutto è stato fatto a mano dal proprietario-skipper, con pazienza, amore e, immagino, fatica.
Peter e la sua anima di ferro si presentano in ottima forma, ogni spazio ha la sua ferrea logica, tutto è a portata di mano e accessibile. Queste personalizzazioni fanno la differenza rispetto alle barche pensate da qualcun’altro per noi. Inoltre ogni cosa è fatta, o rifatta, per durare il più a lungo possibile.

Di elettrico c’è poco o nulla, anche l’ancora si salpa a mano. Mani. Ne servono tante per navigare su questa barca i cui winches non hanno la possibilità di bloccare la cima, che deve essere quindi rinviata su una delle tante gallocce in coperta. Mai viste così tante gallocce su una barca.
L’asse della ruota del timone è innestato, tramite un ingranaggio che ricorda la locandina di Charlie Chaplin in Tempi Moderni, direttamente all’asse della pala del timone. La barca è dunque sensibilissima ai comandi della ruota, ma diventa molto dura da timonare con vento forte e mare mosso, non avendo nessun tipo di leva nella trasmissione.
Le sartie volanti, due a dritta e due a sinistra, richiedono coordinazione ad ogni manovra e sono indispensabili se si vuole lasciare intatto l’albero cavo, in legno. Ma tutto funziona da 80 anni, un po’ per il rispetto che incute  questo vecchio signore, un po’ per un rigoroso stile di navigazione portato avanti dallo skipper-proprietario e un po’ in virtù del fatto che quello che non c’è non si può rompere.

 

 

Salire su questa barca è come salire in sella di una bicicletta con il telaio fatto a mano e su misura negli anni ’70 con componenti di primissima qualità. Un po’ più pesante, con meno marce di una bicicletta recente, ma praticamente eterna.
La bellezza della barca ormeggiata in porto è seconda solo alla bellezza della barca in mare aperto. Peter, con 5 vele issate e con la sua lunga chiglia affusolata fende l’acqua in maniera delicata ed efficente. Quel mezzo nodo in meno di velocità rispetto alle barche moderne è, in realtà, qualcosa in più. Perchè Peter, in mare, ti culla con la delicatezza di una madre verso i propri figli, con una sensibilità sconosciuta nei tempi tristi delle barche plastic-fantastic dalla chiglia piatta, dalla lunga deriva a bulbo, dagli interni in compensato o truciolato della serie “non ti aggrappare”. Barche che dopo 10 anni richiedono un refitting completo degli interni e seri controlli all’integrità del leggero scafo che sbatte fragorosamente sulle onde.

Grazie Peter, il mare merita barche come te. Sei capace di far toccare con mano la bellezza di un’imbarcazione classica e la vacuità dell’inseguimento delle tecnologie moderne, di barche in cui tutto è elettrico e sono un intrico di cavi e di fusibili sui quali il marinaio non ha praticamante nessun controllo, a parte il numero di telefono dello specialista elettronico.
Grazie Christof, proprietario e skipper di Peter, per mantenere questa barca sull’acqua, al di qua e al di là dell’atlantico, nelle regate di barche d’epoca e in tanti viaggi, grazie di portare avanti lo stile classico del viaggio a vela, nel rispetto dello scafo, delle manovre e delle persone a bordo.

 

 

 

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