Natale blu

Natale blu

bluechristmas Vigilia di natale. Mi sveglio e corro a guardare fuori dalla finestra. I miei occhi passano attentamente al vaglio le strade, i davanzali e i tetti delle case, i tetti delle automobili, in cerca di qualche piccolo segnale di neve; le mie mani girano la maniglia della finestra e la tirano a me aprendola,  le mie narici ispirano e sperano, alla ricerca di qualche indizio che possa trasformare questo natale in un bianco natale, alla luce e all’odore di uno degli stati più belli che l’acqua conosca, i cristalli di neve. Ma non c’è neve, almeno non a Roma, non nella piazza e nella stradina antistante le finestre dalle quali posso affacciarmi.

Chiodo scaccia chiodo, inizio a pensare ai regali sotto l’albero. Ma l’albero ancora non è pronto! Mancano le palle, le strisce di plastica cromate e dorate, non c’è la stella cometa che normalmente sovrasta la cima degli alberi di natale. Questo non è un albero di natale come tanti, è il nostro albero di natale. Ed è perciò fedele alla linea della famiglia: anticonsumista, anticapitalista, ecologico.

Fedele alla linea anche io, accetto senza riserve alcune regole fondamentali, come ad esempio il fatto che l’albero è un ficus benjamin – battezzato Beniamino (a casa nostra anche gli oggetti  hanno un nome, figuriamoci le piante, cui a volte offriamo caffè e tè) – e non un abete; accetto il fatto che Beniamino è sempre lì anche ad agosto; il fatto che gli addobbi si mettono la mattina della vigilia di natale e si levano nel pomeriggio di natale. Poco più di 24 ore, altrimenti l’albero soffre, ha bisogno di aria e non ama avere i suoi rami appesantiti da palle di vetro e strisce di plastica; per questo la stella cometa la mettiamo sul vaso, non in cima.
La nostra interpretazione delle decorazioni natalizie non comprende il presepe, siamo atei e anticlericali anche se ci piace leggere la bibbia e ricordarci dei re magi, della caverna e della nascita di Gesù, uno dei primi comunisti della storia universale.

Un albero, una scatola di addobbi, una scala, mia mamma ed io, ecco la mattina della vigilia di natale nella tradizione della nostra famiglia. E mio padre? Mio padre è già al lavoro nel suo studio come ogni giorno, non importa se domenica o natale. Dopo gli addobbi mia madre ed io ci facciamo un pranzetto veloce e passiamo a preparare un’abbondante cena (antipasto-primo-secondo-contorno-dolce-frutta, ho sempre amato aiutare mia madre in cucina) e all’apparecchiare la tavola.
A natale invitiamo sempre tante persone per cena e tutto deve essere p-e-r-f-e-t-t-o. Nessun familiare, solo amici, compagni di idee e di lotte, almeno così credono i miei genitori. Così credo anche io, visto che a tavola non si parla di calcio o del meteo, ma dello stato del mondo e di strategie concrete per porre un’argine alla catastrofe, alla prossima fine del genere umano.

Nel tardo pomeriggio torna mio padre, prepara l’aperitivo, si assicura che ci sia vino a sufficienza per tutti, mette lo spumante (mai champagne, costa troppo) nel frigo (mai avuto un freezer, accelera l’entropia del’universo) e inizia ad aiutare in cucina (per tradizione il lavapiatti di casa è mio padre). Una volta arrivati tutti gli invitati si aspetta babbo natale, che a casa nostra arriva normalmente in tempo per gustare l’aperitivo con noi, ben prima della mezzanotte, dato che deve fare un lungo viaggio per consegnare tutti i regali.

Le luci si spengono ed entra babbo natale, un anziano signore vestito di rosso e di tutto punto, con una barba bianca molto cotonosa e un sacco di iuta sulle spalle. Ha in mano la mia lettera per babbo natale, mi prende in braccio e iniziamo a parlare. Con uno strano accento torinese mi informa sullo stato di salute delle sue renne e sul suo lungo viaggio, poi mi chiede se penso di essermi meritato i regali che ho chiesto. Alla mia risposta affermativa vedo sollevarsi il suo sopracciglio con aria inquisitoria. Ma alla fine ci sono sempre un paio di regali di quelli che ho chiesto, quelli che babbo natale ha ritenuto più sensato portarmi.
Un anno ho chiesto una bicicletta rossa e babbo natale era arrabbiatissimo perchè il regalo era troppo pesante per lui. Così le mie lettere per babbo natale richiedevano normalmente regali leggeri, mentre quelli pesanti li aspettavo per il mio compleanno, quando potevo trasportarli da solo senza sentirmi in colpa.

bluechristmas2Molto tempo dopo realizzai che babbo natale altri non era che una cara amica di mia madre, appunto di origini torinesi, che abita al piano di sopra nel nostro stesso palazzo. Ecco perchè non c’era mai quando arrivava babbo natale, ma arrivava sempre dopo.

Dopo molti natali è arrivata la mia adolescenza e da allora ho arricchito la tradizione familiare con i miei personalissimi gusti: dopo la mezzanotte saluto la famiglia e incontro un mio caro amico in piazza, sotto la statua di Giordano Bruno, per un’abbondante bevuta dissacrante e blasfema alla faccia della religione cristiana, dei roghi e delle guerre giuste.

Quest’anno per la prima volta il mio natale è davvero diverso. Io sono ai Caraibi, nell’isola di Mustique, ho già fatto il bagno un paio di volte al cospetto di grandi tartarughe marine e davvero non mi aspetto la neve, mentre mia madre è a Parigi e i miei amici a Roma.
Sarà dunque un natale blu per me, un natale lontano dalla famiglia e dagli affetti, da quelle tradizioni di casa che ho voluto riportare a galla della mia memoria scrivendo queste righe.

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