Italia. Roma. Facciamo festa

Italia. Roma. Facciamo festa

Sono tornato a Roma. Fa freddo. Mi piace. A dirla tutta desideravo giacca, guanti, cappello. Ho il naso freddo e dormo sotto le coperte. Inverno.

Qui a Roma sto per abbandonare una casa. Quella che era stata lo studio e l’ufficio dei miei genitori. Una casa al piano seminterrato. Divisa in due. Studio di mio padre, storico comunista e attivista dell’utopia; un’ampia biblioteca con una cucina tra i libri. Ufficio di mia madre, letterata e psicoanalista alla ricerca del sal della terra, tra lo smarrimento umano e la disgregazione sociale.

Questa casa, due palcoscenici congiunti, teatro delle interpretazioni del mondo dei miei genitori. GIà praticamente vuota, è stata venduta dopo anni di abbandono, per motivi più familiari che economici. La lascio a malinquore, dopo che nell’ultimo anno ero riuscito a farla un po’ mia, dormendoci, facendoci l’amore, mettendo su il caffè con il fornelletto da campeggio.

Questa vendita coincide con il ritorno da un viaggio speciale e con i miei quarant’anni. Quindi non posso non festeggiare. Ho invitato pochi amici a brindare a questi tre eventi – e ad aiutarmi nel trasloco portando via con loro qualsiasi cosa piaccia. Lo hanno fatto davvero.

Io sono tornato in Italia. La casa è vuota. Una pagina letta. Io sto per scoprire la prossima.

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