Italia. Elba

Italia. Elba

Ieri sono finalmente tornato all’Elba. Un’isola a forma di pesce è il posto che al momento sento più affine a “casa mia” (escluso Lamassu, il mio vecchio furgone che da due anni riesce ancora sempre ad emozionarmi).

Roma – Elba.
Strano breve viaggio costeggiando il mare. Strano il mare di casa, sembra un lago sotto il mio sguardo di aumentata prospettiva. Strano il vento cangiante, i vecchi casali, i vigneti, le tradizioni culinarie, i dialetti, le parolacce, la gente stressata e sempre al telefono, le strade dissestate, i traghetti puzzolenti e i baretti deprimenti.

In traghetto mi rendo conto che è proprio vero: non posso fare a meno del mare, del suo odore, del suo colore e della sua capacità di mettere le cose a posto: cosa sta di qua, cosa sta di là, cosa affonda e cosa galleggia. Anche il mare è una livella, mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Totò.

Alla Mammoletta ci sono le persone con cui ho scelto di vivere e lavorare. E soprattutto la barca di cui ho deciso di prendermi cura, cemento dell’unione tra mare, comunità e me, ragione principale del mio vivere su quest’isola. Gallegio nell’arcipelago toscano con lei e mi sento sollevato da alcune delle angherie del mondo moderno.

La barca, Il Bamboo, può essere maestro di libertà in cambio di amore e attenzioni. La trovo in secca e mi metto al lavoro per riportarla in mare.

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